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Marina Petrillo
Nov 3, 2020
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Alaska, the newsletter
135. Un martedì

care e cari,
fra le molte cose che ci preoccupano, siamo arrivati al giorno delle elezioni americane. Per questo numero della newsletter, che questa settimana è aperto a tutti con un giorno di anticipo proprio per via del voto, voglio mettervi qui alcune cose da leggere. Non per preoccuparvi o tranquillizzarvi sull'esito, ma per avere qualche elemento in più sulla partita che si sta per giocare - che ci piaccia o no, una partita enorme, con conseguenze per tutto il mondo. Intanto, i dati del voto anticipato sono cresciuti in modo esponenziale rispetto alle elezioni del 2016, in particolare in Texas (che ha buone chance di trasformarsi con questa tornata in uno stato a maggioranza democratica), dove ha già superato il totale dei voti espressi nel 2016. Come sapete, i Repubblicani hanno forzato la mano al Senato accelerando il processo di elezione della nuova giudice espressa dalla destra, Amy Coney Barrett. Se Biden dovesse farcela, il lavoro di ricostruzione che resta da fare dopo Trump sarà molto complesso, e in piena pandemia, e tanto dipenderà anche da come andranno le elezioni per la Camera, ma la Corte Suprema sarà blindata - a meno che non si voti nei prossimi anni la riforma del numero di giudici. In casa dei democratici si sta anche chiedendo in modo sempre più pressante un superamento del sistema dei grandi elettori.

Se non lo avete visto, vi invito a guardare il comizio che Obama ha tenuto in sostegno alla campagna di Biden in un parcheggio in Pennsylvania il 21 ottobre. È straordinario perché per la prima volta Obama torna all'energia e al carisma del 2004, che poi lo avrebbero fatto eleggere, con il vantaggio oggi di un armamentario di battute frutto della sua esperienza come presidente. È talmente pieno di energia che potrebbe perfino tirarvi su il morale.

Ma perché l'hanno mandato proprio in Pennsylvania? Perché è lo stato che con più probabilità potrebbe risultare decisivo nel calcolo dei grandi elettori. Nate Silver, il mago dei numeri che ha azzeccato tutte le previsioni tranne quella cruciale su Trump quattro anni fa, spiega qui perché la Pennsylvania è fondamentale. Domenica scorsa, mentre spuntava un sondaggio che dava Trump in vantaggio di 7 punti in Iowa, lo stesso Nate Silver spiegava che Trump potrebbe ancora plausibilmente vincere (cioè, non è impossibile, soprattutto considerata la reticenza dei suoi elettori a rivelarsi ai sondaggisti), ma in quel caso i sondaggi dovrebbero rivelarsi di gran lunga più sbagliati di quelli sbagliati di quattro anni fa (che davano vincente Hillary Clinton). In pratica, Nate e i suoi hanno simulato un errore clamoroso analogo a quello di quattro anni fa, e anche in quel caso Biden risulterebbe ancora vincente.

Ma se Biden vince, o il risultato resta incerto in attesa dello spoglio dei voti postali, che cosa succede? Non parliamo del futuro politico, in cui molti di coloro che oggi votano per lui tappandosi il naso torneranno ad essergli avversari, e di certo non scompariranno né la pandemia né gli emuli e seguaci del suprematismo bianco, ma del momento tecnico prima che venga dichiarata la vittoria dell'uno o dell'altro - un momento che potrebbe durare anche giorni o settimane. Per dine una, la squadra di crisi elettorale di Human Rights Watch, che di solito segue le elezioni nei paesi in via di sviluppo, sarà per la prima volta impegnata ai seggi negli Stati Uniti. Gli scenari simulati da attivisti democratici, Ong e associazioni per i diritti civili, anche in conseguenza delle minacce di Trump di non rispettare l'esito del voto in caso di sconfitta, sono molto pesanti, al punto che è stata creata una roadmap sui passi da fare se questa situazione si verificasse.
Si chiama Hold The Line Guide, eccola qua.

Oggi, giusto per orientarci, la guida del Guardian agli orari e agli stati che decideranno il risultato.

Da qui, c'è veramente poco che possiamo fare, se non aspettare tutti insieme. Vi mando un abbraccio fortissimo.


(la foto in copertina è di Jessica McGowan/Getty Images)

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