Un anno fa, dopo dieci anni di lavoro sulla rivoluzione egiziana, usciva “Canto la piazza elettrica”. L’emozione di tenerne in mano la prima copia – quella nella foto – è stata perfino più forte che con i miei libri precedenti. Per essere riuscita a creare un testo di giornalismo narrativo costruito come un canto (Giuseppe Genna lo ha definito un “poema–reportage”), per il lavoro editoriale che ha concluso la scrittura, per il talento e la gioia delle persone che mi hanno aiutato a dargli l’aspetto e la sostanza che ha oggi, per l’avventura potentissima di pubblicarlo in modo indipendente. È stata finora un’esperienza stupenda, grazie ai tanti di voi che ne hanno acquistato una copia (per chi volesse regalarlo per Natale, qui tutti i modi per ordinarlo) e ai bellissimi incontri per presentarlo, come al festival del giornalismo di Perugia. Non sapevo che il suo cammino avrebbe coinciso con l’anno più strano per me sui social. A febbraio, quando è stata attaccata l’Ucraina ed è cominciata la guerra, in pochi giorni ho deciso di smettere di fare il mio consueto lavoro su Twitter di ricerca, smistamento e verifica delle fonti (cominciato appunto con la rivoluzione egiziana e proseguito negli anni su molte storie diverse): il rumore di fondo e la spinta dei vari tipi di propaganda non avevano precedenti e rendevano quel lavoro impossibile. Il silenzio mi sembrava una testimonianza più onesta, mentre molto buon lavoro veniva fatto sul campo.
Ho ripreso a twittare e postare soltanto ad aprile, quando Alaa Abd El Fattah ha cominciato il suo digiuno in carcere, e per tutto l’anno mi sono occupata quasi solo di quello, citando il libro molto poco. Ma se volete saperne di più di lui e di altre persone straordinarie e di come siamo arrivati fin qui – proprio oggi, all’indomani di #COP27, il Parlamento europeo discute una nuova risoluzione sui diritti umani in Egitto – il libro contiene esattamente questa memoria. Oggi mi pare ancora più giusto tenere viva la traccia di chi nel 2011 ha preso la parola con una potenza straordinaria e ha occupato lo spazio pubblico in un modo che guardava lontanissimo e ci riguardava tutti – un modo che non abbiamo ancora saputo raccogliere.
Il prossimo sarà per me un anno molto diverso. Con “Canto la piazza elettrica” lo comincerò il 25 gennaio – anniversario della rivoluzione – con un evento speciale a Milano. Intanto voglio dirvi grazie – senza amore, i libri non vanno lontano, e voi avete dato senso a tutto.