Ciao,
spero di trovarvi un pochino più riposati dopo questa breve pausa pasquale, che dovrebbe sempre rappresentare un passaggio. Io ho cercato di celebrarlo voltando pagina dopo un periodo di lavoro molto impegnativo, ma soprattutto come assenza dagli osceni accapigliamenti social sulla guerra – che è già abbastanza orrenda di per sé. Mi ha fatto bene rimettermi a leggere, e rimettermi a scrivere (quello che spero diventi il prossimo libro si è trovato un nido proprio nelle pieghe della Pasqua), e lasciar scorrere la stanchezza brutale e lo smarrimento di questi ultimi mesi, stare al sole, salutare il ritorno dei rondoni sui tetti di Milano, senza aspettarmi di trovare una qualunque risposta. Siamo incastrati in un momento veramente oscuro della Storia.
A voltar pagina mi ha aiutato anche tornare al Festival del Giornalismo di Perugia: la prima volta dopo la pandemia, il primo treno lungo il Trasimeno dopo la pandemia, le prime notti fuori casa dopo la pandemia, col mio libro sotto il braccio che tanto deve agli incontri e alle idee scambiate negli anni proprio al Festival. È stato importante rivedere tutti, anche se ho sentito in ogni momento che non siamo più gli stessi di prima - e come potrebbe mai essere? C’è stato nel mezzo troppo dolore. E il giornalismo è in grande sofferenza perché indissolubile dalla democrazia, dobbiamo attrezzarci molto seriamente per rivitalizzarlo e difenderlo.
La cosa più emozionante, naturalmente, è stato l’incontro in Sala dei Notari in cui Laura Cappon e io abbiamo dialogato con Francesca Caferri sul decennio egiziano trascorso dopo la rivoluzione. Mi sembra che con il suo aiuto siamo riuscite ad articolare meglio del solito le nostre riflessioni, e ad aprire l’incontro è stato Patrick Zaki in collegamento video, che ha fatto un intervento bellissimo sulla libertà di stampa nei paesi del MENA. Ogni volta che parlo con lui, la sua intelligenza vibrante e il suo spirito mi meravigliano daccapo. In sala, poi, abbiamo percepito con grande forza la presenza degli studenti di giornalismo di Perugia, Milano e Torino, e questo mi ha dato un grande speranza per il futuro. Per chi volesse recuperare il nostro incontro in differita, eccolo qua.
Infine, proprio nelle stesse ore usciva anche la recensione di Francesca di “Canto la piazza elettrica” sulle pagine del Venerdì di Repubblica, che potete leggere qui sotto.
Spero di riuscire a riscrivervi presto, e vi abbraccio
Marina