E adesso?
Come forse sapete, ieri è stato il mio ultimo giorno a Reportedly-per-come-lo-conosciamo. Siamo tristi, ma anche determinati a restare…
Come forse sapete, ieri è stato il mio ultimo giorno a Reportedly-per-come-lo-conosciamo. Siamo tristi, ma anche determinati a restare insieme, e stiamo lavorando su varie possibilità di proseguire il nostro lavoro. Perciò, su quel fronte, restate sintonizzati. Nel frattempo voglio dire ancora una volta quanto sono fortunata di far parte di una squadra di persone così piene di talento, tormentosamente etiche, seriamente leali, e anche super divertenti. E’ stato emozionante e una di quelle esperienze che rendono umili, e io sono ancora convinta che siamo andati sulla Luna e ritorno — l’abbiamo fatto davvero, non importa come va a finire. E il nostro non è un addio.
In questi ultimi giorni a “fare le valigie” mi ha sorpreso quante poche faccende dovessimo sbrigare prima di chiudere bottega. Perché reportedly è stata, fondamentalmente, un gruppo speciale di persone con alcune capacità specifiche, più alcuni strumenti piuttosto semplici. Tutto qua. Guidati dalla visione di Andy, che si è dimostrata corretta un giorno dopo l’altro, abbiamo costruito una specie di redazione pop-up in remoto — perciò credo sia appropriato che noi si spunti di nuovo come pop-up, non importa dove o quando.
Quello che ho imparato da questa esperienza straordinaria, che è stata anche un tuffo a grande profondità in un momento molto particolare della Storia, lo racconterò in un altro pezzettino molto presto. Per adesso voglio dirvi del mio futuro prossimo.
Fra qualche giorno, i nostri pari ci faranno sentire la squadra di disoccupati più chic del mondo quando andremo alla conferenza di ONA a Denver, con una candidatura a un premio e il keynote speech conclusivo della conferenza. E per tutti voi amici che sarete lì, non vedo l’ora di passare un po’ di tempo di nuovo con voi nei nostri pomeriggi pieni di caffeina a cercare una presa libera.
Per tutto il resto, ci sono alcune cose che penso di fare fra settembre e ottobre. Riposarmi un po’ e prendermi cura di me stessa, cosa che di recente non ho fatto per niente (posso dire senza tema di smentita che non lo ha fatto nessuno di noi), passare più tempo con le persone a cui voglio bene, finire di scrivere il mio libro che si è trascinato a singhiozzo per tre anni, e trovare un modo sostenibile per riprendere la mia scrittura di lungo formato, i miei podcast, i reading, la fotografia e l’insegnamento. Il prossimo impegno che ho sarà con MSF sulla crisi dei rifugiati al festival di Internazionale a Ferrara il 30 settembre — se ci siete sarò felice di salutarvi.
Per un po’ mi piacerebbe esplorare i temi che mi appassionano — spazio pubblico, arte e giornalismo, Egitto, rifugiati — in un modo diverso, riflettendo e studiando sul contesto più ampio (ho questo pensiero fisso che la nostra comune esperienza di fruire delle notizie un boccone alla volta stia danneggiando la nostra conoscenza generale sul lungo termine.)
Per adesso, la parte del mio cuore dedicata al tempo reale resta impegnata con reportedly, e un po’ di disintossicazione dalle breaking news non può che farmi bene. Ma per tutto il resto, mi piacerebbe molto anche provare nuove collaborazioni, sia di giornalismo che di arte, e ne sto già studiando di interessanti — perciò se avete idee, mandatemi un messaggio e ne parliamo davanti un caffè o su Skype.
E per tutti quelli di voi che mi hanno mandato abbracci e pacche sulle spalle in queste settimane, grazie di nuovo, mi ha fatto veramente bene.
Marina