Partire in salita
Alaska newsletter #144
Care e cari, buon anno nuovo. Mi ero detta, massì, cosa vuoi che succeda durante le vacanze di Natale, non c'è bisogno della newsletter. Ora sono passati solo quattro giorni dall'assalto al Campidoglio di Washington e mi sembrano quattro mesi. Questa settimana la newsletter, a rischio di invecchiare rapidamente, la invio a tutti nella stessa giornata, per poi tornare all'anteprima della domenica per i miei Patron dalla prossima settimana.
Ho seguito l'assalto con le mie liste su Twitter per molte ore il giorno stesso e con frequenti aggiornamenti nelle ore e nei giorni successivi, trovate tutto qui.
Sono rimasta sconcertata dalle affermazioni che ho sentito su diversi speciali tv italiani, del tipo "proprio nessuno avrebbe potuto prevederlo". Nulla di più falso.
Non solo era un avvenimento ampiamente prevedibile, ma era stato anche ampiamente previsto. Nelle stesse ore della rivelazione dell'audio di Trump che chiedeva a Raffensperger di cambiare il risultato in Georgia, e della vittoria di Ossoff e Warnock in Georgia che cambiavano gli equilibri al Congresso, lo si temeva al punto che molti di noi erano già sintonizzati sulla situazione pochi minuti prima che accadesse. Nel giorno della convalida dei voti dei grandi elettori e quindi della certificazione dell'elezione di Joe Biden alla presidenza degli Stati Uniti, centinaia di persone convocate dai proclami del presidente uscente e arrivate da tutti gli Stati Uniti hanno sfondato il portone e gli ingressi laterali del Campidoglio invadendo i corridoi e gli uffici del Senato e del Congresso, vandalizzando e rubando materiali in locali chiusi al pubblico, cercando singoli deputati e senatori, aggredendo giornalisti e fotografi, portando cappellini e striscioni pro-Trump, magliette pro-Auschwitz, una enorme bandiera confederata, e indumenti paramilitari, armi da fuoco, gas urticanti, bastoni, manganelli, bottiglie Molotov, bombe casalinghe, interrompendo i lavori, costringendo i rappresentanti eletti a nascondersi con indosso le maschere antigas, e urinando sui gradini dell'edificio che più di ogni altro rappresenta la democrazia americana.
Nell'assalto sono morte cinque persone. Oggi, quando continuano a emergere nuove testimonianze scritte, fotografie e video, si comprende che l'assalto è stato assai meno folkloristico di quanto apparso nei primi minuti, molto organizzato e violento, ed estremamente pericoloso. Sono state fatte decine di arresti e il procuratore del District of Columbia ha annunciato che verranno indagate centinaia di persone, non escluso Trump. Il procuratore non ha nascosto che a complicare le indagini ci sia un parziale mancato intervento della polizia fuori dal Campidoglio, e un'apparente impreparazione o sottovalutazione da parte delle forze dell'ordine.
Intanto la speaker della Camera Nancy Pelosi ha bloccato eventuali iniziative militari da parte di Trump in questi ultimi giorni della presidenza e ha parlato con tutti i suoi interlocutori (fra cui il vicepresidente in carica Pence), annunciando che a metà di questa settimana, se la vicepresidenza e l'esecutivo non avranno fatto ricorso al 25° emendamento per dichiarare Trump incapace di svolgere i propri compiti, il Congresso rimetterà in campo una procedura di impeachment, già preparata dalla deputata Ilhan Omar. Intanto, arriva un'ondata di cambi di passo e dimissioni dell'ultimo minuto dallo staff di Trump e famiglia alla Casa Bianca, non perché si dissocino da questi fatti gravissimi, ma perché il presidente ne sta uscendo da perdente.
Di tutti i materiali che ho condiviso in questi giorni, ne ho scelti un po' che spero possano esservi utili a capire cosa sta succedendo e perché, qualunque cosa accadrà nei prossimi giorni, purtroppo non finisce qua.
Ampiamente previsto: Sheera Frenkel racconta come l'attacco era stato pianificato sui social media, sotto gli occhi di tutti.
Un manuale su chi sono i QAnon lo trovate in questo pezzo in due parti dei Wu Ming di qualche mese fa, qui e qui su Internazionale.
Ricostruendone le tracce visibili, Bellingcat ripercorre come sono nati.
Bellingcat sta anche facendo un immenso lavoro di raccolta di video open source per geolocalizzare, confrontare e ricostruire quello che è successo al Campidoglio, soprattutto prima che vengano cancellati i livestream dei partecipanti all'assalto (qui il Google doc della raccolta).
Nonostante il tanto buon giornalismo americano che in questi anni ha tentato di spiegare le ragioni complesse dell'isolamento, del negazionismo e del rancore dei bianchi che abbracciano questi movimenti, si torna sempre allo stesso punto: il whitelash, cioè la reazione violenta dei maschi bianchi cristiani e delle loro alleate, che temono di perdere i propri relativi privilegi a favore di una partecipazione più forte degli afroamericani e delle minoranze alla vita sociale e politica. Lo ricorda qui Sherryll Cashin su Politico, e qui Hakeem Jefferson su 538.
Si tratta a tutti gli effetti di terrorismo interno, e sono sempre più chiari i rapporti con la nuova destra europea e col passato. Qui lo storico del fascismo Timothy Snider sul NYT.
Rebecca Solnit scrive sul Guardian che si è trattato di un vero tentativo colpo di stato.
Lo stesso pensa David A. Graham dell'Atlantic.
Erin Schaff è stata aggredita perché fotografa del New York Times e ha avuto paura di venire uccisa. Lo racconta qui con altri due colleghi che si trovavano sul posto.
Christian Raimo coglie un aspetto che mi sta molto a cuore, quello dello svuotamento assoluto della politica trasformata in pura comunicazione fine a se stessa, con i suoi effetti devastanti (a sua volta contiene ottimi link).
Tante persone e associazioni (sebbene non tutte) che si sono battute in questi anni per la libertà di espressione non ritengono che questa venga violata dal tardivo blocco delle incitazioni sessiste, razziste, complottiste, discriminatorie, omofobe, negazioniste, violente, eversive e autoritarie di Trump su Twitter e Facebook (qui Zuckerberg) e altre piattaforme, ma anzi che egli, pur avendo già un illimitato megafono nella Casa Bianca, abbia goduto finora sui social media privati di un margine d'azione negato alla maggior parte dei comuni cittadini. Valigia Blu lo spiega bene, e Fabio Chiusi collega le contraddizioni di questo grido alla censura con le questioni fisiche e politiche a cui dovremmo riportare il discorso.
Per l'America è una specie di resa dei conti - delle politiche imperialiste inflitte ad altri paesi, della sindrome da stress post traumatico di una nazione che usa e getta via i soldati e le loro famiglie, del violento residuo dello schiavismo, del privilegio bianco, dell'insularità culturale, del primato delle armi. Mentre i movimenti neri e femministi si rafforzano, ora resta da vedere non solo se Trump subirà conseguenze, ma se questo tipo di destra, salendo in cima alle macerie del Partito repubblicano, si troverà un altro leader, magari più lucido, meno narcisista e più preparato, che farebbe ancora più paura. Lo sta sicuramente cercando. E la guarigione promessa da Biden e Harris in un paese che si avvia a 400 mila morti da Covid ha davvero davanti una strada in salita. E ci riguarda.
La foto in copertina è di Leah Millis/Reuters.
Grazie a tutti, un grande abbraccio e ci sentiamo la settimana prossima.
Marina