Well they blew up the chicken man in Philly last night
Alaska, the newsletter
137. "Well they blew up the chicken man in Philly last night."
È andata. Sembrava mettersi malissimo e invece è andata. Seguo ogni elezione americana dal 1992, e mai l'avevo sentita come una simile battaglia epocale.
Trump non ha ancora ammesso la sconfitta, un atto non solo simbolico e gravidare di conseguenze, che vi racconterò nel prossimo numero. Per adesso, però, è accaduta la cosa più difficile: si è rotto l'incantesimo e una vasta e diversificata coalizione di persone (che ricomincerà a litigare molto presto perché ha davvero idee diverse sulle strade da seguire) ha avuto la capacità di cacciare il mostro - un'espressione che non credo useremo di nuovo molto presto.
Dopo quattro anni di ipnosi, i grandi network si sono rifiutati di prestarsi al gioco dell'occupante della Casa Bianca, le grandi piattaforme social hanno indicato e bloccato bugie, insinuazioni senza prove, minacce che fomentavano odio e sfiducia nel meccanismo elettorale, e per adesso solo pochissimi tifosi di Trump si sono presentati, chi armato e chi no, a protestare fuori da alcuni seggi durante lo scrutinio. Davanti alle concrete minacce di soppressione del diritto di voto, ha deciso di votare una quantità di americani che non ha precedenti. La blue wave c'è stata davvero, così forte da superare senza incertezze una pur fortissima ondata repubblicana, con i cui valori e timori bisognerà fare bene i conti.
Ho passato - dopo molto tempo che non lo facevo - 99 ore su Twitter con rare pause a curare un flusso di informazioni dagli Stati Uniti grazie alle mie liste di amici, giornalisti, sondaggisti, studiosi e osservatori, e ancora una volta sono rimasta sorpresa dalla calma, dalla competenza e dall'affidabilità di tantissimi in un momento di enorme nervosismo. Sì, ne andava della democrazia, e non solo della loro. Un secondo mandato a Trump avrebbe dato infine carta bianca alla destra xenofoba, retriva, suprematista, misogina, incompetente, omofobica e razzista, e non solo negli Stati Uniti. L'elemento eversivo resta. La barriera dell'ammissibile è stata spostata, e ci vorrà molto tempo per riparare i danni. Ma ha funzionato, benché in un tempo di pandemia che tiene tutti distanti, l'attivismo sul territorio, il carisma dei movimenti da Fridays for Future a BLM a Metoo, la compattezza, l'umiltà, la calma. E gli anticorpi americani hanno fatto quello che si sperava, anche se il sistema sta mostrando tutte le sue fragilità. L'alternanza Obama-Trump-Biden rappresenta viscerali avanzamenti e arretramenti su un percorso inesorabile di rinnovamento sociale, perché sono in corso battaglie epocali, di sistema, che ci riguardano tutti. E prima lo capiremo anche in Europa, meglio sarà.
Dei vincitori ci sarà tempo per parlare, hanno già allestito un lavoro per la transizione e si trovano di fronte sfide immense, alcune delle quali ci riguardano da vicino, come ripristinare gli accordi di Parigi appena cancellati da Trump. E usciranno nei prossimi giorni analisi della composizione del voto molto più interessanti di quelle improvvisate qua e là ora sui media italiani (il cui provincialismo sugli Stati Uniti, con pochissime eccezioni, resta come sempre imbarazzante, e come sempre sparirà fra qualche giorno). Presto sapremo meglio cosa si muove all'interno del partito democratico, e che peso avranno nel nuovo gabinetto gli ex candidati alle primarie, gli attivisti decisivi come Stacey Abrams, e la sinistra del partito. A gennaio ci sarà la battaglia per il controllo del Senato, appesa a due corse in Georgia.
Mentre aspettiamo cose ricche nei prossimi giorni, tre pezzi da leggere per rispettare la tradizione di questa newsletter:
Trump è presidente fino a gennaio, e farà di tutto per non andarsene: in questo gran pezzo di The Atlantic, anche tradotto da Internazionale.
Trump non ha più un lavoro perché ci ha lavorato un sacco di gente, altro gran pezzo sul New Yorker.
E infine, una gallery di elettori sul New York Times che da sola spiega questo paese enorme, le sue arretratezze, il suo coraggio, le sue paure, le sue ingiustizie, e molte delle nostre.
un grande abbraccio e un po' di speranza per il nostro futuro,
ci sentiamo la settimana prossima
Marina
Grazie a tutti, un grande abbraccio e ci sentiamo la settimana prossima!
Marina