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Altre venti cose su Black Lives Matter

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Altre venti cose su Black Lives Matter

Marina Petrillo
Jun 17, 2020
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122. altre venti cose su Black Lives Matter

Ciao a tutti,
questi ultimi mesi, soffocati dal lockdown e dalla pandemia, hanno congelato molti ragionamenti e approfondimenti - anche per questo sento che le lotte e le manifestazioni di Black Lives Matter hanno riportato ossigeno e movimento alle nostre riflessioni per il futuro. Devo dire però che in Italia - nonostante la qualità e la forza delle manifestazioni, a testimonianza del fatto che la questione ci riguarda - il dibattito resta davvero provinciale e miope. Non riesco ancora a credere che sui social la discussione si sia incastrata sulla binarietà "statue di discutibili eroi del passato sì o no" (peraltro inutilmente derivativa, visto che da noi nessuno ha ancora buttato giù nulla). Lo spiega meravigliosamente ZeroCalcare nel suo ultimo video.

Per questo oggi vi mando altre cose da leggere, fosse anche solo per darvi un'idea della varietà e della forza delle discussioni che si stanno svolgendo in realtà.

E cominciamo proprio da un paio di cose italiane: Igiaba Scego, scrittrice italo-somala con una prospettiva storica sempre molto interessante, scrive una riflessione su Internazionale, e viene intervistata qui da TPI. Se vi appassiona il dibattito su statue e monumenti, qui si racconta del perché l'esercito americano ha tanto rispetto per i simboli confederati.

La superficialità dei benintenzionati purtroppo fa parte del problema: qui Jacobin lo spiega facendo le pulci a un testo di Roberto Saviano.

Il lavoro culturale si fa anche traducendo o segnalando approfondimenti, come ha fatto QCode con lo speciale 1619 del New York Times sullo schiavismo.

Le manifestazioni si stanno svolgendo da settimane in 650 città americane, ma hanno investito davvero tutto il mondo: qui trovate un giro di fotografie straordinarie da Francoforte all'Australia.

Il fratello di George Floyd ha testimoniato al Congresso degli Stati Uniti, qui il resoconto di quello che ha detto.

L'ex direttore dell'Intelligence della Difesa americana, Generale Vincent Stewart, vuota il sacco su come ha vissuto la perenne discriminazione sul lavoro.

Ora è possibile vedere su Vimeo The Blood is at the Doorstep, il documentario che racconta il caso di Dontre Hamilton, ucciso a Milwaukee con 14 colpi di pistola. Qui trovate una panoramica sui documentari di questo tipo.

Oltre alla cascata di dimissioni, arresti e incriminazioni che sta seguendo all'uccisione di George Floyd (ultimo il caso del licenziamento dell'agente che ha ucciso Rayshard Brooks venerdì scorso ad Atlanta, e delle dimissioni del capo della polizia Erika Shields), e alla grossa se non decisiva riforma della polizia che si fa strada al Congresso oltre alle riforme locali (guardate cosa succede a Minneapolis), il succo della discussione politica negli Stati Uniti in queste settimane si sta concentrando su come, alla luce dell'apparente irriformabilità dei corpi di sicurezza, depotenziare i finanziamenti per la polizia, che negli ultimi anni ha subito un'escalation di militarizzazione da zona di guerra ed è spesso l'unica risposta delle istituzioni sul territorio. È diventato un tema su cui tutti i politici sono costretti a pronunciarsi, e nulla vieta di espanderlo fino alle sue estreme conseguenze: qui Mariame Kaba sul NYT argomenta a favore dell'abolizione della polizia.

Una delle forme più perverse in cui la discriminazione razziale si manifesta negli Stati Uniti è il gerrymandering (la conformazione dei distretti elettorali che depotenzia il voto nero e latino e quello delle classi più povere), le purghe arbitrarie delle liste di aventi diritto registrati, e il costante scoraggiamento del voto nero, per esempio con l'eliminazione di centinaia di seggi negli stati del Sud, dove per votare le persone sono costrette a mettersi in viaggio o a fare code lunghissime. In Georgia pochi giorni fa le nuove macchine per votare non hanno funzionato. E a novembre si vota per le presidenziali. Qui il reverendo Jesse Jackson su TIME.

In Inghilterra, dove la discussione su razzismo e colonialismo si è dolorosamente riaccesa negli ultimi anni, (e dove in questi giorni gruppi di fascisti hanno aggredito i manifestanti e la polizia) un ex sovrintendente della Metropolitan Police ha raccontato il peso della discriminazione nel suo lavoro. Intanto Forensic Architecture ha scelto questo momento per pubblicare la sua ricostruzione dell'assassinio di Mark Duggan (che nel 2011 provocò alcune fra le più vaste rivolte della storia britannica, e del quale non esiste un video).

Una delle cose più impressionanti per me, anche a livello generazionale, è il dibattito su Black Lives Matter che si è acceso nel mondo arabo, dove si è sempre un po' più scuri dei bianchi ma spesso si disprezzano i neri. Yasmine el Geressi ne scrive qui.
Il quotidiano indipendente egiziano Mada Masr ha intervistato Jelani Cobb per chiedergli come mai queste proteste che vediamo dal 2015 finalmente stanno riuscendo a fare massa critica e a ottenere dei risultati concreti.

La fotografia di copertina è stata scattata a Seattle dal fotografo Kyle Kotajari.

Grazie a tutti, un grande abbraccio e ci sentiamo la settimana prossima!
Marina

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