La rivoluzione che non muore
Alaska, the newsletter
108. la rivoluzione che non muore
care e cari, spesso durante la settimana mi chiedo cosa possa essere utile al nostro spirito mentre le conversazioni pubbliche sembrano sempre più monolitiche, superficiali e imitative. E spesso la risposta è, tutto ciò che sa di rivoluzione, perché ci ricorda il lavoro di chi lotta per trasformare la realtà, e sposta il nostro sguardo verso un'elaborazione un po' più profonda e interdisciplinare e verso il futuro. Così questa settimana vi segnalo queste tre cose.
La mappa-archivio della creatività della rivoluzione siriana. Mentre Idlib si trova ad affrontare il picco della sofferenza, e la guerra di Assad sembra aver sradicato ogni residuo di sogno, gli attivisti siriani ci ricordano l'arte, la cultura e l'innovazione che hanno mosso in questi anni in condizioni proibitive, e questa mappa interattiva cerca di documentare ciò che spesso ha avuto o ha vita breve (fotografie dimenticate, graffiti cancellati). È una delle cose più belle e toccanti che abbia visto ultimamente, e grazie a QCode magazine per averlo segnalato in Italia.
L'amato Ganzeer, di cui vi ho già parlato in varie occasioni, stavolta non si è cimentato con pittura e illustrazione ma con un editoriale per Middle East Eye sulla patria da cui è dovuto fuggire, l'Egitto di Sisi. Mentre il nostro governo non fa che ripetere le odiose timidezze di convenienza del passato sia sul caso Regeni che sul nuovo dramma dello studente dell'università di Bologna George Zaki, dovrebbe farci sentire molto a disagio questa parte del suo ragionamento: "qualcuno resterà sorpreso - soprattutto se non conosce gli orrori coloniali dell'imperialismo e il loro rapporto con le pratiche post coloniali - dalla relazione più che amichevole fra Sisi e i governi presunti democratici di altri paesi../.. I cittadini di questi governi "democraticamente eletti" dovrebbero esserne preoccupati../.. infatti, quanto è probabile che un governo a cui importa poco delle democrazie altrui importi della democrazia a casa propria?".
Infine, esce in questi giorni "Unfree Speech", il libro autobiografico del giovanissimo studente simbolo del movimento studentesco di Hong Kong, Joshua Wong. Il movimento non si arrende, ma così nemmeno i suoi nemici istituzionali e la crescente censura nel paese, e Joshua, che era poco più che adolescente quando abbiamo cominciato a seguirlo nel 2014, comincia ad avere parecchie cose da raccontare, compreso il suo periodo di prigionia a 21 anni. Qui la recensione del Guardian del suo "Unfree Speech".
Grazie a tutti, un grande abbraccio e ci sentiamo la settimana prossima!
Marina