matriarch
Alaska, the newsletter
096. matriarch
cari tutti,
credevo di essere in letargo invernale e invece sono giorni turbinosi, tanto che la newsletter per voi parte involontariamente con un giorno di ritardo, dopo la consueta anteprima per chi mi sostiene su Patreon.
Nell'autunno di tre anni fa ho avuto un clamoroso colpo di fortuna - a Denver per una conferenza di giornalismo, ho dedicato una giornata al Museo di Arte Contemporanea della città, dove non solo mi sono goduta le collezioni permanenti (è, fra le altre cose, la più importante raccolta di arte nativo-americana degli Stati Uniti), ma mi sono anche imbattuta in una mostra clamorosa, sulle donne dell'Espressionismo Astratto - le coeve, amiche (e in qualche caso mogli) di Pollock, De Kooning e compagni. Accoppiata a un catalogo mozzafiato (una delle primissime pubblicazioni di rilievo sulle espressioniste astratte), quella mostra è stata per me una vera rivelazione: con qualche eccezione minore, il livello delle artiste, molte delle quali semi-sconosciute o di breve fama, era mozzafiato. Sono rimasta per un'ora a fissare un dipinto di Joan Mitchell chiedendomi come fosse possibile che in epoca contemporanea non avesse goduto della stessa fama dei suoi compari maschi, e lo stesso si poteva dire di più di una dozzina di pittrici rappresentate nella mostra. Appassionata come sono degli eroi dell'espressionismo astratto, è stato come se qualcuno avesse abbattuto un muro lasciandomi scoprire una stanza del tutto nuova, e allo stesso tempo come se avessi scoperto un'enorme bugia. Ecco, oggi esce finalmente un libro che racconta la storia di quella parte del movimento espressionista astratto, almeno quella delle cinque artiste che avevano lo studio sulla Nona Strada. Si chiama Ninth Street Women e lo ha scritto Mary Gabriel.
Il libro viene guardacaso citato dalla scrittrice britannica Rachel Cusk questa settimana in un bell'articolo per il New York Times nel quale, attraverso due conversazioni con altrettante artiste contemporanee, si interroga da par suo su quanto sia possibile per una donna essere un'artista e basta.
Infine, già che ci siamo, vi segnalo la nascita di un'organizzazione grassroots negli Stati Uniti che ha deciso di promuovere l'ingresso nelle istituzioni di donne di provenienza proletaria. Si chiama Matriarch e la racconta qui The Intercept.
Grazie a tutti, un grande abbraccio e ci sentiamo la settimana prossima!
Marina