Un posto per tutti
Alaska, the newsletter
094. un posto per tutti
care e cari Patron,
dopo l'anteprima della domenica per i miei Patron, ecco il nuovo numero della newsletter anche per voi.
Sono giorni di piazze occupate e strade invase da movimenti di popolo nelle città più disparate della Terra, dalla eterna battaglia per le strade di Hong Kong alle marce in Uruguay, e naturalmente da Santiago del Cile a Beirut. Com'è stato per le piazze urbane di questi ultimi anni, si tratta prevalentemente di moti di popolo che chiedono la fine dell'ingiustizia sociale, a prescindere da lingua, cultura, prevalenza religiosa o tipo di governo a cui si ribellano. E com'è stato in questi anni (finora tragicamente, ma io spero sempre che questa marea sia destinata a maturare e invertirsi) sono movimenti in antitesi alla rappresentanza politica, che faticano a esprimerne o a trovarne una propria e alternativa. Di certo non si può dire che non esprimano un'accusa potente sul fallimento concreto del capitalismo per milioni di persone.
Fin dal 2011, una delle cose più belle di questi appuntamenti politici (e per questo è uno dei temi salienti del libro che sto scrivendo) è la riappropriazione degli spazi pubblici, la dimostrazione di come si possono vivere insieme, di come si possono reclamare se abbandonati. Dallo spazio metaforico (le 100 chitarre che nella piazza di Santiago intonano insieme "El derecho de vivir en paz" di Victor Jara, assassinato durante il golpe del 1973 e rimasto immortale) a quello fisico (i manifestanti di Beirut che raccolgono la spazzatura per le strade - la stessa spazzatura accumulata che provocò le enormi proteste del loro movimento #YouStink nel 2015/2016 e che sta ancora lì), è un coro ideale che si oppone alla crescente privatizzazione degli spazi e reclama maggior cura per gli spazi condivisi, consapevole che essi contengono anche un'enorme possibilità di maturazione sociale e di confronto politico, oltre che spesso l'unica vera casa dei più fragili.
Così oggi a questo desiderio e bisogno di spazio dedico le tre cose che vi segnalo per la settimana:
1) a che punto è la lunga battaglia civica a Berlino per requisire alle immobiliari e nazionalizzare le abitazioni inutilizzate;
2) un luogo leggendario riaperto dai manifestanti a Beirut, il Grand Théatre, abbandonato dai tempi della guerra civile e ora luogo di incontro e di assemblea;
3) e infine la triste lista di Christian Raimo degli spazi culturali occupati che a Roma sono stati sgomberati in questi anni e poi lasciati vuoti.
(foto di copertina di Diego Ibarra Sanchez)
Grazie sempre dal profondo del cuore, un grande abbraccio e ci sentiamo la settimana prossima!
Marina