il proletariato esiste
Alaska, the newsletter
093. il proletariato esiste
care e cari Patron,
dopo la classica influenza che colpisce me e la newsletter un paio di volte l'anno, vi ho scritto un po' di belle novità su Patreon, e rieccoci col nostro appuntamento settimanale, in anteprima per voi. Questa settimana vi propongo tre cosette che ho messo da parte per chi ha voglia di cominciare un'esplorazione (la materia è enorme) sulla working class contemporanea e come si racconta - mentre qualcuno dice che il proletariato non esiste più.
Carla Murphy sta scrivendo un libro sul mito americano della mobilità sociale. Anche a prescindere da cosa è diventata per la sua generazione l'idea stessa di un buon posto di lavoro, e da quanto incide sulla mobilità (tantissimo) la questione della razza, racconta di aver scoperto che in realtà "la mobilità richiede un benessere intergenerazionale, beni che ti permettano di recuperare gli alti costi del tentativo [di spostarti sulla scala sociale]". Qui su Dissent ha scritto un'anticipazione delle idee su cui sta lavorando.
"Da anni ci ripetono che la classe operaia non esiste, e da anni muoiono almeno tre operai al giorno". Lo scrive Alberto Prunetti, che sta completando la sua trilogia "working class" ed è ora anche curatore di una collana per l'editrice Alegre. Prunetti spiega bene qui sul sito di Wu Ming che cos'è la (le) narrativa working class oggi, da dove viene, a cosa serve, come può essere fatta, per chi.
Infine, Kit de Waal ha curato, grazie a una campagna di crowdfunding, una raccolta di racconti di 24 autrici e autori, Common People: An Anthology of Working Class Writers. Niente male per qualcosa che non esiste più.
Grazie a tutti, un grande abbraccio e ci sentiamo la settimana prossima!
Marina