E così hai settant'anni
Alaska, the newsletter
090. E così hai settant'anni
care e cari Patron,
questa cosa dei maestri sta diventando tosta. Non so da cosa dipenda - dai rapporti anagrafici (dove sono io adesso rispetto a dove sono i miei maestri), dal desiderio di riconoscere i miei debiti creativi, intellettuali e di vita, dal momento sociale che mi sembra così privo di modelli di calibro?
Sta di fatto che anche oggi non posso sottrarmi al racconto di un altro maestro, ed eccezionalmente solo per oggi, dopo l'anteprima per i miei Patron, la newsletter vi arriva di lunedì anziché di mercoledì. Perché oggi vi parlo del piccolo uomo che quando avevo tredici anni mi ha salvato la vita - sì, una frase da niente che pronunciano senza esitazione centinaia di migliaia di persone, tanto per dire di una vita ben spesa. Un uomo che di vite salvate, compresa la sua salvata dal rock'n'roll, è diventato una specie di esperto mondiale. Lunedì 23 settembre questo piccolo uomo compie, incredibilmente, settant'anni, e qui oggi voglio festeggiarlo condividendo con voi tre cose meravigliose che ha detto (e scritto) dopo che ho pubblicato il mio libro Nativo americano nel 2010. Cioè tre cose epocali sulle quali, se il libro fosse uscito dopo, mi sarei sicuramente soffermata, e che hanno suggellato quel suo ruolo di sciamano e capo tribù di cui avevo provato a parlare nel libro.
La prima è l'orazione funebre per Clarence Clemons, pronunciata il 21 giugno del 2011 alla cerimonia privata di addio al suo compagno di strada, alter ego e sassofonista della E Street Band (qui il testo integrale; a suo tempo ne feci una traduzione per Radio Popolare che purtroppo non riesco più a ritrovare).
La seconda è del 2012, quando ha accettato di tenere il keynote speech del festival South by Southwest, trasformandolo in una spettacolare lectio magistralis sul rock'n'roll (qui il video, e qui per aiutarsi la trascrizione), non a caso trasmessa in diretta sulla radio pubblica americana NPR.
La terza è l'intervista che ha concesso a Rolling Stone nell'ottobre del 2016, trasformata in una specie di coda a integrazione della sua autobiografia Born to run.
In queste tre cose c'è la bomba di vita, di umorismo e di senso del sacro che ha fatto di quest'uomo un gigante, anche se un gigante che ha paura di invecchiare, e che col passare degli anni ci ha svelato molte fragilità. Buon compleanno, piccolo uomo, ti vogliamo molto bene.
Grazie a tutti, un grande abbraccio e ci sentiamo la settimana prossima!
Marina