Alaska newsletter 088
Alaska, the newsletter
088. aria fresca
Care e cari Patron,
vi scrivo all'aperto, dove per la prima volta è possibile stare senza essere soffocati dall'umidità, sotto un cielo lavato di fresco da pioggia (troppo) burrascose, incantata dalla forma delle nuvole che in gregge si spostano piano piano verso est - e finalmente dopo tanti mesi riesco a respirare. Non so cosa potrà combinare il nuovo assetto del governo, ma oggi so con certezza che avevamo bisogno di interrompere un ciclo terribilmente tossico. La cosa peggiore che ci ha fatto il salvinismo è stata la pioggia di asteroidi senza senso che ci ha dato da combattere ogni giorno, impedendoci di guardare oltre e di organizzare un modo nuovo per risolvere i nostri problemi - cosa che richiede sforzo, studio, dialogo e una visione di prospettiva. Per un po' almeno, non avremo più alibi, quindi spero che ci daremo da fare.
Ammetto che non riesco più a tollerare le risposte di emergenza, e il continuo evitare una discussione seria e organica sul sistema in cui viviamo, che affama troppe persone, ne arricchisce poche, e sta distruggendo tutto ciò di cui dovremmo aver cura. Vi propongo tre articoli che parlano da soli - come sempre, solo idee per fare ognuno i propri ragionamenti. Cosa pensa Raoni Metuktire, capo del popolo Kayapo in Brasile, di quello che sta succedendo in Amazzonia. Una provocazione sull'ineluttabilità dell'apocalisse da uno dei più ambientalisti fra gli scrittori, Jonathan Franzen. E infine, un articolo di Martin Gelin su The New Republic sulla misoginia di chi nega il cambiamento climatico.
Grazie a tutti, vi mando come sempre un grande abbraccio e ci sentiamo la settimana prossima.
Marina