alberghi
Alaska, the newsletter
087. alberghi
cari tutti!
eccoci al rientro anche con la newsletter, dopo l'anteprima per chi mi sostiene su Patreon (potete farlo anche voi qui). Spero che abbiate passato qualche settimana di riposo, staccando dall'impietoso macinino di notizie e turbamenti del mondo per ritrovarvi un po'. Pur restando a Milano per tutta l'estate e seguendo un po' la crisi di governo, ci ho provato anch'io, studiando dossier europei per il mio nuovo lavoro, recuperando il (tanto) sonno arretrato, vedendo un po' gli amici, e leggendo tanti libri. Non sono mai stata tanto riconoscente per il silenzio della città come quest'anno, e sono riuscita a prendere alcune decisioni di svolta per il mio libro: un titolo pubblicato troppo simile a quello che avevo in testa mi ha costretto a trovarne uno migliore, ho capito quale fosse il problema della struttura (cercavo di costringere un libro sperimentale di frammenti cresciuti fino al 2019 in una struttura tradizionale in capitoli che avevo deciso nel 2012), ho spostato tutte le scene del libro in un software geniale che si chiama Scrivener, e praticamente ora sto.... REMIXANDO :) Ci siamo, manca poco a lavorare con un bravo editor e trovare un buon editore e poi ci siamo.
Visto che siete stati in giro, e che io ho viaggiato con l'immaginazione, per riprendere questa nuova stagione vi propongo tre cose sugli alberghi. La stretta sulla solidarietà si sta incattivendo anche ad Atene, dove sotto minaccia di sgombero si è conclusa la leggendaria esperienza del City Plaza, un hotel che da anni ospitava informalmente rifugiati in una forma di autorganizzazione molto interessante (qui la storia di Eleonora Camilli due anni fa per Open Migration, con le fotografie di Alberta Aureli). E poi, se per caso andate a Istanbul ricordatevi del Divan hotel, albergo di una catena relativamente piccola che nei giorni dello sgombero dell'occupazione di Gezi Park offrì un rifugio ai manifestanti inseguiti e ai turisti confusi dai gas lacrimogeni, e per questo subì un'irruzione violentissima della polizia. Nel 2013 venne premiato da una federazione di albergatori tedesca per il suo gesto di solidarietà.
Infine, in alberghi pacifici e tranquilli si sta facendo strada invece la figura dello storico, in grado di fare ricerche sul passato degli edifici storici che li ospitano, di raccontare ai turisti gli aneddoti più interessanti, e di rispolverare l'eredità degli antenati (considerate che solo in Gran Bretagna, la stragrande maggioranza delle dimore nobiliari che i casati non sono più in grado di mantenere sono diventate alberghi). Lo racconta questo bel profilo del New York Times.
Ho l'impressione che settembre ci porterà storie molto interessanti, intanto buon rientro e grazie a tutti, vi abbraccio e ci sentiamo la settimana prossima!
Marina