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Che poi il Sudan è qui

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Che poi il Sudan è qui

Marina Petrillo
Jul 19, 2019
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082. Che poi il Sudan è qui

Care e cari tutti,
con un pochino di ritardo ecco il nuovo numero della newsletter, dopo l'anteprima della domenica per i miei Patron. Stavolta lo dedico ad alcune cose che voglio farvi conoscere su questo che sta succedendo in Sudan, dove una formidabile alleanza di forze della società civile sta cercando da mesi di ottenere, oltre alla cacciata del dittatore Bashir, un governo civile democratico per il paese. L'esercito, che sta di fatto gestendo il paese, ha condotto una fragile trattativa con i manifestanti per poi massacrarne più di 100 durante un attacco al loro sit-in il mese scorso.

A Londra, i colleghi dei medici del sindacato sudanese che stanno conducendo il tentativo di riforma nel paese hanno allestito una mostra all'università SOAS sui graffiti della rivoluzione sudanese. l graffiti sono una parte fondamentale dell'espressione del movimento rivoluzionario.

Dopo la strage di giugno, nel paese dai primi di luglio si attende un accordo fra l'esercito e le componenti della società civile - probabilmente avviato grazie al supporto del Dipartimento di Stato americano, e oggi nuovamente rimandato. Il governo militare ha rimosso il blocco su Internet, durato dal 4 giugno al 9 luglio per cercare di impedire l'autorganizzazione del sit-in. Quando il blocco è stato eliminato, sono emersi i video della strage di giugno girati dai testimoni.

Il Sudan è uno dei paesi dal quale fuggono le persone che cercano di arrivare in Europa, comprese quelle che arrivano da altri paesi dell'Africa. È il caso di Medhanie Tesfamariam Berhe, un uomo eritreo che l'Italia ha tenuto in detenzione per tre anni con l'accusa di essere uno degli scafisti responsabili della strage del 3 ottobre, nonostante (come avevamo raccontato su Open Migration) fosse stato ripetutamente dimostrato che si trattava di uno scambio di persona. Ora l'Italia, che non ha voluto ammettere il proprio errore perché l'arresto di Medhanie era finora l'unico successo dell'operazione militare Sofia, vuole deportarlo nel paese d'origine o nello stesso Sudan dal quale è fuggito.

Il Sudan, come vedete, è molto più vicino all'Italia di quanto sembri.

Grazie a tutti, un grande abbraccio e ci sentiamo la settimana prossima!
Marina

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