Dichiarazione dei poeti, di Patrick Chamoiseau
Alaska, the newsletter
076. Fratelli migranti
ciao a tutti,
a Milano è arrivata una brezza calda nel cielo pulito, che fa pensare al mare. E da qualche tempo non posso più pensare al mare senza pensare alle barche di gomma che di nuovo in questi giorni sono partire dalla Libia, sperdute, trattenute, respinte, fatte attendere la morte in mezzo all'acqua, scaricate, rimbalzate, accolte con riluttanza. È un pensiero così doloroso che cerco sempre di lasciarlo fuori da qui. Ma oggi ho qualcosa da consigliarvi di leggere, e qualcosa da farvi ascoltare.
Ho letto questo libro bellissimo, "Fratelli migranti" di Patrick Chamoiseau, uno scrittore che amo profondamente anche per come interpreta la funzione della letteratura nel mondo.
Francese di famiglia della Martinica, esploratore delle radici creole, innamorato della tradizione orale, ispiratore di tanti scrittori meticci, rivelato al mondo da quel capolavoro che è "Texaco" (tradotto in Italia dal gigantesco scrittore sardo Sergio Atzeni), Chamoiseau stavolta ha scritto un manifesto contro la negazione dell’accoglienza che spiega, meglio di qualunque altro testo io abbia trovato finora, perché l’accoglienza crea relazione e fluidità e quindi rinnovo vitale per tutti, perché la vera sicurezza è l’accoglienza, perché la mondialità è cosa assai diversa, anzi opposta, rispetto alla mondializzazione liberista, e infine perché leggere e scrivere e fare arte è non solo strumento politico ma strumento di azione, e come anche il più piccolo gesto individuale – offrire un caffè – può nutrire una corrente che si oppone alle “forze contrarie”.
La “Dichiarazione dei poeti” che conclude il volumetto è un manifesto artistico per una visione radicale del mondo. Resta magnifica in italiano grazie alla traduzione di Maurizia Balmelli e Silvia Mercurio. Anche come parte di un'idea più ampia che ho di letteratura civile in questo momento, sono alcune settimane che voglio leggerla ad alta voce. Le prime tre volte che ci ho provato, la voce mi si rompeva al punto che ho dovuto rinunciare. Poi ho letto che Chamoiseau dice che “Fratelli migranti” è “un libro scritto per essere recitato, letto, cantato, ascoltato, declamato, offerto alle danze e alla musica”, e così ho registrato “La dichiarazione dei poeti” per strada, sotto il portone di casa, in una domenica che è festa della Repubblica e quasi fine di Ramadan, in una pausa fra un tram e l’altro.
Resistere, resistere, come diceva qualcuno.
Grazie a tutti, un grande abbraccio e ci sentiamo la settimana prossima!
Marina