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Alaska newsletter 046 - passaporti

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Alaska newsletter 046 - passaporti

Marina Petrillo
Oct 24, 2018
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Alaska, the newsletter
046. passaporti

cari tutti,
il sostegno dei miei Patron (senza il quale non ricevereste questa newsletter, né potreste ascoltare il podcast di Alaska) continua a portare sorprese - dopo quello che ha messo in moto con tempo, ricerche e nuovo microfono che posso dedicare al podcast (all'inizio del mese prossimo la 4a puntata, stavolta sull'Egitto quindi state pronti!), qualcosa si è sbloccato dopo quattro anni di lontananza da Radio Popolare - mi è venuta voglia di trasmettere di nuovo, a loro è venuta voglia di avermi in onda, e così è nata Hong Kong Bar, che è per me un momento di grande gioia - potete ascoltare qui i podcast delle prime tre puntate.
Intanto qualcuno dei miei Patron si è perduto per strada (succede fisiologicamente con carte che scadono, trasferimenti e così via) e sarebbe molto bello se qualcuno di voi si facesse avanti per sostituirlo e permettere a questa piccola campagna di andare avanti - potete farlo anche con meno di 5 euro al mese! Qui. Credo che nuove idee e nuovi progetti arriveranno, e forse un progetto collettivo.

Ma eccoci alla newsletter settimanale. Stavolta è il frutto di una cosa che faccio tutte le settimane - mettere da parte buone storie per voi, in attesa che si combinino fra di loro in un modo interessante. Sono andata a frugare fra quelle che avevo messo da parte e mi sono resa conto che c'era un trittico pronto e scintillante, su un tema che dopo tre anni di lavoro sulle migrazioni mi sta molto a cuore: i passaporti, o come dice Atassia Araxia Abrahamian, quella cosa "che è stata inventata non per permetterci di vagabondare liberamente, ma per tenerci al nostro posto - e sotto controllo. Essi rappresentano le frontiere e i confini che i paesi si disegnano intorno, e le linee che disegnano anche intorno alle persone". Questa citazione è tratta da una riflessione straordinaria di qualche mese fa sulla New York Review of Books, innescata dal concetto dei "visti di uscita" del film Casablanca, che potete leggere qui.

Negli anni Venti, la guerra civile in Russia e il genocidio nell'Impero Ottomano crearono milioni di apolidi in cerca di asilo in paesi che erano già allo stremo per via della prima guerra mondiale. Un esploratore norvegese, Fridtjof Nansen, inventò un pezzo di carta che pur non concedendo una cittadinanza, permise a 450 mila persone di attraversare confini per poter lavorare, proteggendole dalla deportazione - un'idea di cui quest'anno si è ricominciato a parlare. Qui la storia del passaporto Nansen su Atlas Obscura.

Infine, almeno 24 paesi nel mondo hanno creato un modo per guadagnare denaro dalla vendita della propria cittadinanza. I nuovi cittadini, che spesso non hanno obbligo di residenza, non solo possono girare indisturbati e depositare capitali, ma sono invariabilmente già ricchissimi in partenza. Jon Henley ha fatto una panoramica su questi paesi sul Guardian.

Grazie a tutti, un grande abbraccio e ci sentiamo la settimana prossima!
Marina

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