"made in gasbah"
Alaska, the newsletter
041. "made in gasbah"
ciao a tutti,
eccovi il 41° numero della newsletter di Alaska, che continuerete a ricevere sempre il mercoledì!
Io ho tutta una mia idea sugli artisti e gli autori che in questi anni muoiono troppo giovani di quello che una volta si sarebbe chiamato crepacuore. Credo davvero - senza alcun dato o prova per dimostrarlo - che i tempi siano così neri da uccidere gli artisti, soprattutto quelli che hanno investito tutta la vita nell'integrazione, nella complessità, nella convivenza civile. Questa settimana se n'è andato a 59 anni il cuore di Rachid Taha, il poeta punk di Barbes. Tanti anni fa era stato per me una porta sulla musica nordafricana e sulla storia algerina, e gli volevo bene quasi fosse stato un parente. Con lui se ne va un'enorme intelligenza creativa, un dissacratore di passaporti e carte di soggiorno mentali. Siccome ormai era una gloria nazionale francese, la stampa gli ha dedicato molto spazio, e qui vi condivido il profilo pubblicato da Libération e firmato da Jacques Denis, che racconta quale significato dirompente avesse avuto l'apparizione di Rachid Taha sulla scena musicale internazionale.
E poi vi propongo un articolo uscito sul Guardian che riguarda però una vicenda francese. Per puro caso, infatti, questa è stata anche la settimana in cui Macron è diventato il primo presidente francese a riconoscere che la Francia coloniale usò in Algeria uccisioni e torture, fornendo a Michèle Audin, dopo molti anni di battaglie insieme alla sua famiglia, una conferma delle ragioni dell'uccisione e sparizione del padre Maurice Audin quando lei aveva tre anni. Audin, un matematico impegnato nella lotta per l'indipendenza algerina, di anni ne aveva 25, e il suo corpo non venne mai ritrovato. Nell'articolo, Michéle Audin spiega che significato ha per lei la dichiarazione di scuse di Macron e ricostruisce la storia del padre.
Grazie a tutti, un grande abbraccio e ci sentiamo la settimana prossima!
Marina