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Cubetti di ghiaccio

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Marina Petrillo
Jul 15, 2018
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033. cubetti di ghiaccio

cari tutti!
qua da dove vi scrivo oggi fa molto caldo e mi pare il momento perfetto per proporvi tre cose fresche che, come faccio sempre, ho messo da parte per voi. Una rivista di carta, un libro uscito da poco, e un altro libro fra i miei preferiti di sempre. Fra l'altro, tutti e tre hanno la copertina azzurra:

È blu, monografica, e si chiama The Passenger (Il Passeggero, come la fantastica canzone di Iggy Pop): è la nuova rivista "per esploratori del mondo" prodotta dalla casa editrice italiana Iperborea, specializzata nella letteratura dei paesi del Nord. The Passenger è di carta, e ne sfrutta al meglio tutte le possibilità grafiche e di illustrazione - dalla piacevolezza al tatto ai grafici sui dati, dalla copertina che si dispiega svelando una mappa, fino alla resa delle magnifiche fotografie (c'è tutto il ghiaccio che volete). Questo primo numero, salutato con tripudio dai lettori e da feste in varie città, è dedicato all'Islanda, ed è molto più vicino al giornalismo che alla letteratura. Una linea editoriale chiarissima, un taglio sempre obliquo (il saggio di apertura sull'impatto del turismo in Islanda è imperdibile), firmato in gran parte da autori islandesi, è veramente un viaggio. Se devo trovarle un difetto, è quello di molti libri di Iperborea, di non essere sempre tradotto benissimo, con un italiano a tratti inutilmente faticoso. Ma per tutto il resto lo trovo un progetto fantastico, gustoso e intelligente, e spero che abbia lunghissima vita.

Per accompagnare The Passenger vi consiglio due libri, purtroppo non tradotti in Italia (e che non lo sia il secondo di questi, lo dico agli editori, è una svista colossale): Icebreaker, dell'autore di viaggio inglese Horatio Clare, l'ho scoperto grazie al podcast di Guardian Books. È un piccolo diario di un viaggio a bordo di una nave rompighiaccio finlandese nella Baia di Bothnia, quasi al Circolo Polare Artico, e una riflessione sul ritirarsi dei ghiacci dal nostro mondo.

L'altro l'avevo comprato al volo un paio d'anni fa nella bellissima libreria della catena Pocket all'aeroporto di Stoccolma. Era inverno, era la Svezia, era buio, e quando ho cominciato a leggerlo sull'aereo, mi hanno sentito ridere tutti. Si chiama The almost nearly perfect people (behind the myth of the Scandinavian utopia) e lo ha scritto un giornalista inglese, Michael Booth, che si è avvicinato alle culture e alla politica dei paesi scandinavi perché sua moglie è danese e da dieci anni trascorre molto tempo in Danimarca con i parenti. Da lì è partito con un'indagine dettagliatissima, ricca di interviste, fra lavoro, welfare, vita politica, stampa, abitudini e convenzioni sociali di ciascun paese scandinavo, dai Vichinghi alla scoperta del petrolio in Norvegia, nel tentativo di spiegare in cosa siano diversi uno dall'altro (diversissimi) e soprattutto se sia vero che il loro tasso di felicità, come sembra dalle classifiche mondiali, è così alto (non lo è). Già così sarebbe un libro-tesoro, da tenersi strettissimo per imparare, ma è anche uno dei libri più esilaranti che abbia mai letto, le idiosincrasie della Scandinavia viste da un inglese con un senso dell'umorismo irresistibile. Gioiello gioiello gioiello, l'ho consigliato a mille amici e quindi lo consiglio anche a voi.

Grazie a tutti, un grande abbraccio e ci sentiamo la settimana prossima!
Marina

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