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Marina Petrillo
Jul 1, 2018
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031.generi di conforto

cari tutti,
prima di ogni altra cosa, se per caso ve li foste persi, sulla mia pagina Patreon ci sono due aggiornamenti importanti per voi: uno con un riassunto delle cose fantastiche che il vostro sostegno ha permesso fin qui, e l'altro con la prima puntata del podcast per voi, ancora in anteprima fino a lunedì!
Qualcuno di voi mi ha già scritto per farmi sapere cosa ne pensa, e fatelo anche voi :) Molti aggiustamenti sono già in corso in vista della seconda puntata, che arriverà verso metà luglio.

Eccoci invece alle cose che ho scovato per voi questa settimana - fra tante cose orribili, frustrazioni sul panorama dell'informazione e angosce per il tono generale della nostra discussione pubblica, nascoste fra le mille pagine a cui abbiamo accesso ogni giorno ci sono anche dei veri e propri ricostituenti, in gran parte frutto di una riflessione simile a quella di cui abbiamo bisogno in Italia ma partita prima (per necessità) negli Stati Uniti. Fatte le debite differenze - che per quello che riguarda il giornalismo non sono poche - questi spunti penso che siano preziosi: uno è una lunga riflessione di Danah Boyd sulla fiducia e su come riconquistarla (esserci dove e quando le persone hanno bisogno), sull'incompatibilità del giornalismo col capitalismo corrente, sulla crisi epistemologica su come decidiamo cosa è vero, e sulla disintermediazione delle notizie che somiglia sempre di più alle interpretazioni fondamentaliste dei testi religiosi. Non bastasse il riferimento al capitalismo, Danah Boyd dice anche che in realtà stiamo semplicemente assistendo al crollo di un impero morente. Che temo c'entri tanto con l'economia e la politica e solo collateralmente col giornalismo.

Per alcuni aspetti le fa eco Amanda Ripley, che ha frequentato i laboratori in cui per rispondere alla attuale polarizzazione delle "tribù", si aiutano le persone a trovare nuovi modelli per discutere e confrontarsi. Dai quali ha ricavato che la complessità è utilissima e non è affatto perdente, ma che anzi, al contrario di quel che si crede è contagiosa quanto le semplificazioni, e lascia benefici collettivi duraturi.

Forse lo sa anche Giulia Siviero, che è andata a Tenno, in provincia di Trento, a conoscere la storia di Alba Chiara Baroni, 22 anni, uccisa dal ragazzo che aveva lasciato e che si è poi suicidato - e ha scritto uno dei più bei reportage che abbia letto negli ultimi anni - delicato, rispettoso, competente, testardo e profondo. Giulia Siviero ha parlato in paese con tutti, per cercare di capire come un femminicidio possa essere letto in modi così diversi, portando fino alle dimissioni del sindaco. A chi non capisce cos'è un femminicidio (o come si fa un reportage) fate leggere questo.

Vi voglio bene,
Marina

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