mogliettine
Alaska, the newsletter
027. mogliettine
cari tutti,
si è abbattuta su di noi la prevista mazzata, e ci tocca prepararci a tempi duri. Non so se sia per questo, ma in questi giorni ho pensato bene di leggere alcune cose raccapriccianti di cui non sapevo nulla, così le condivido con voi. Mentre vi leggerete sarò in volo per Londra ma non per emigrare. Torno presto e vi voglio bene.
Dunque, fra una cosa e l'altra sui neonazisti, i suprematisti bianchi, gli identitari, e insomma tutta quella congrega che in Europa si è costituita (come abbiamo visto) in partiti e movimenti ma negli Stati Uniti si mescola soprattutto online nella denominazione di alt-right (l'aveva raccontata bene qui il Post nei giorni degli scontri di Charlottesville l'anno scorso), sono inciampata nell'hashtag #tradwives.
Trattasi di donne che appoggiano il suprematismo bianco (dei loro compagni maschi), propugnando la necessità di tornare a ruoli più tradizionali. Sono un po' il sogno dei maschi suprematisti bianchi, che ritengono che le donne non dovrebbero avere diritto di voto, però si rendono conto che non possono fare a meno di loro per irrobustire le aspirazioni elettorali del movimento.
Pare che queste donne esistano fin dagli albori del femminismo, e che siano in realtà poche quelle che hanno il coraggio di prendere posizione in pubblico, perché le altre scelgono - come appropriato al ruolo - di restare nell'ombra, mentre sfornano torte e bambini biondi. Ecco, proprio in questi giorni è uscito sul New York Times un bellissimo articolo di una giovane ricercatrice sulle donne del suprematismo bianco, che vanno di pari passo con gli "incels", i maschi che sostengono che le donne negano loro i rapporti sessuali. Voi leggetelo, e finché non torno guardatevi le spalle.
Come sempre grazie a tutti, su Patreon avrò presto un nuovo aggiornamento su come stanno andando libro e podcast, intanto un grande abbraccio e ci sentiamo la settimana prossima!
Marina