Alaska newsletter 024
Alaska, the newsletter
024. Opporsi
cari tutti,
sono sempre più convinta che con le prospettive politiche che ci si parano davanti dovremo dotarci di strumenti di opposizione che escano dalla letteralità - l'arte sarà la nostra migliore amica. Oggi voglio parlarvi di un video di un "black creator" che ha fatto 10 milioni di visualizzazioni in meno di 48 ore.
Opporsi
Mentre stavo leggendo "Creative Quest" di Questlove, è uscito il nuovo video di Childish Gambino, nome d'arte di Donald Glover, una sorta di figura rinascimentale dai molti talenti. Questlove dice che i "black creators" devono combattere contro molte cose, ma fra queste c'è l'eterna dicotomia fra subumano e sovrumano, l'impossibilità di essere giudicati dalla cultura dominante (bianca) secondo standard universali, e a volte l'impossibilità di rappresentare soltanto se stessi. Uno dei rischi, naturalmente, è nel disperato autoannullamento di Michael Jackson, o in un'altra forma di autodistruzione a cui stiamo assistendo in questi giorni, quella di Kanye West, con la sua glorificazione dell'analfabetismo e il suo sostegno al razzismo di Trump. Ne parla adesso su "The Atlantic" quella penna stupenda che è Ta-Nehisi Coates, a sua volta non estranea a critiche e disconoscimenti.
Ma tornando a Childish Gambino, la sua stralunata danza e la sua espressione allucinata in "This is America" oggi mi appaiono come la cosa più realistica, più normale, più adatta a questo momento di denutrizione politica.

Childish Gambino, "This is America", May 2018
Il video è costruito su una quantità di strati, citazioni e riferimenti - un'opera d'arte che mette in scena armi da fuoco, forza dei corpi, uccisioni dei neri da parte della polizia e terrore, ma con lo stesso Glover a fare quasi da guastatore, a distrarci, a impedirci di vedere, riuscendo a dirci qualcosa anche con questo. E così, soprattutto dopo il suo successo virale, su questo video sono uscite una quantità di analisi da cui si imparano molte cose. Qui il Washington Post smonta il video pezzo per pezzo, qui lo fa il New York Times, qui il video visto dall'Europa, qui un'analisi di Afropunk sui riferimenti solo obliqui alle responsabilità dei bianchi, qui un bel pezzo su chi è e come lavora Hiro Murai, il regista di "This is America".
Infine, siccome credo che in Italia ci sia una lacuna enorme sulla discussione in corso nelle comunità afroamericane e sulla cultura di resistenza e di confronto che stanno esprimendo, mi fa piacere segnalare due analisi sul video e su Childish Gambino in italiano, quella di Vanity Fair, e quella di Wired.
Grazie a tutti, un grande abbraccio e ci sentiamo la settimana prossima!
Marina